Solo un problema di identità

Solo un problema di identità

giovedì 21 luglio 2011

Riassunto delle puntate precedenti: Zengshou

Zengzhou.

Zengzhou è una città insignificante, piuttosto squallida, forse per questo affascinante. Una notte in albergo che passa tranquilla e poi, il giorno seguente, finalmente, incontreremo Jacopo. Debora è emozionata, come tutti gli altri genitori del nostro gruppo, io... sono tranquillo. Tranquillo forse non è il termine giusto, sto bene, sto semplicemente bene. Fuori il cielo è incolore, atono, afono... il sole sta da qualche parte dietro ad una spessa coltre di nuvole che ci accompagnerà per quasi tre settimane. La notte poi, questa città turrita è buia, i palazzi non sono illuminati, le strade nere...

Il centro adozioni è uno stanzone lucidamente burocratico, non fosse per il piccolo box con i giochi per i bimbetti potrebbe essere solo una stanza di passaggio dai pavimenti lucidi, in cui sono state accatastati sedili di un minivan (!?).

Arrivano per primi gli americani, 15 famiglie, con tanto di parenti appresso, armati di telecamere sembrano uno squadrone d'assalto. Quando arrivano i bambini scoppia il caos, è difficile provare una qualche emozione di fronte ad un simile spettacolo. I bambini giocano, alcuni piangono, e gli americani riprendono tutto, come se la vita non fosse tale se non vista attraverso l'occhio della telecamera. Anche io provo a fare un filmino, desisto quasi subito.

Con noi ci sono Marcello, Angelica e il loro primo figlio Fernando, un bimbo adottato in Bolivia, intelligentissimo, simpatico, dotato di una sensibilità fuori dal comune. E' lui l'emozione più forte della giornata, strano a dirsi, ma è proprio il piccolo Fernando ad incarnare la profondità del momento. E' il più emozionato, aspetta il suo nuovo fratellino con ansia, forse con paura. Fernando ha una storia terribile alle spalle e due genitori meravigliosi, è proprio il caso di dirlo.
Quando arriva il nuovo fratello di Fernando l'atmosfera si fa cupa. Si capisce subito che Shi Fei è strano, che c'è qualcosa che non era emerso dalla sua scheda sanitaria. A colpo d'occhio sembra un bambino spastico. E' un momento angoscioso... Fernando fa di tutto per catturare l'attezione del fratello ma non serve a nulla; il suo impegno è commovente. La sua determinazione è superiore a quella di un adulto, fruga nello zaino cercando giocattoli, bolle di sapone o chissà cos'altro. Lo ammiro, lo adoro.

Jacopo arriva per ultimo. Una cosa piccola piccola, di colore grigio-verde, ha con sé una confezione di fazzolettini umidificati ormai secchi, questo è tutto il suo passato. Poca cosa... Si fa prendere, ha uno sguardo dolce, furbo, vispo e mite. Debora lo coccola, e gli da un po' di mela, lui si fa nutrire come un piccolo mammifero mansueto. Non ha paura, non piange, si lascia fare. E' un momento bellissimo ed irreale. Poi, quando tiriamo fuori le bolle di sapone, ride.

Nella confusione bisogna fare le firme, cercare di capire qualcosa di lui da quel poco che sanno i suoi accompagnatori (nulla), e magari godersi il momento.

Solo a sera, in albergo, dandogli per la prima volta da mangiare, finalmente capisco cos'è successo. E' bello, appagante. E così sono i primi giorni, che scorrono quasi tranquilli, noi cerchiamo di sedurlo e lui cerca di sedurre noi, genitori inesperti. Il tempo scorre come in un sogno, nulla sembra reale, l'unica cosa che veramente ci ancora alla realtà è la sua magrezza, e quindi la necessità di gonfiarlo di cibo. A notte è agitato, si sveglia piangendo, ma per ora si lascia cullare, si addormenta in braccio alla mamma, è magia allo stato puro. Un corpicino così chiama baci e carezze, e le sue risate sono francamente seducenti... tutto da copione, si fa fatica a crederci, ma ce lo hanno ripetuto decine di volte, che i primi giorni sarebbero andati così... è come un gioco cortese, ci si corteggia a vicenda, ci si studia, si cerca di innamorarsi. Si, perchè questo amore va costruito, va conquistato, va strutturato...

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